Le corse in auto

La passione per le corse di Caty Torta nasce prestissimo.

Il babbo ingegnere capo delle ferrovie nutre un grande interesse per le innovazioni motoristiche. Caty si trova immersa nelle sensazioni inebrianti degli spostamenti in auto sulla FIAT TORPEDO. La partenza a manovella, gli scoppiettii, il vapore proveniente dal motore durante le ripide salite di montagna sono la parte più divertente delle sue gite fuori porta. Tutto concorre ad alimentare i sogni di bambina verso nuovi orizzonti e corse sfrenate dove è il viaggio, e non la destinazione, ad essere importante. “Nùciu: apri lo scappamento” e lei tira una levetta che sulle strade deserte trasforma la sonorità del motore in un fragoroso ruggito concedendo anche qualche cavallo in più .

A 18 anni precisi ha già la patente . “Nùciu: vieni alla finestra!“. “Ma no papà! Sto disegnando e sono nel difficile” “Corri e non te ne pentirai“. Sul viale alberato una Lancia Aprilia blu fa bella mostra di sé. Erano i tempi in cui queste vetture venivano consegnate a domicilio da due meccanici in tuta bianca. A questo punto le scale di casa si trasformano in un burrone e Caty ci precipita dentro. Una consegna lunghissima: i meccanici sbuffano tempestati di domande non su tappezzerie e tessuti ma sulle sospensioni, la trasmissione, la coppia motore, il regime di giri. All’epoca si poteva percorrere tutto Corso Vittorio incrociando al massimo 4 autovetture. Forse è per questo che viene naturale per lei affrontarlo come fosse un circuito di formula uno. Il rodaggio alla fine ben poco interessa ai piloti in erba. Il babbo la fa scendere immediatamente: mezzo sequestrato fino all’arrivo del buon senso.

Gli ardori giovanili sembrano domati ed il puledro accetta la sella. Disciplina e prudenza ma sempre a velocità sconsiderata. La Lancia è formidabile soprattutto in salita dove agilità e leggerezza la trasformano in un camoscio a vapore. Il Bracco e le scale del Moncenisio diventano la palestra di Caty Torta. Molte delle autovetture più potenti dell’epoca non tengono il suo passo e devono curvare in due tempi sui tornanti. Lei giocando con i pedali, non si sa come, distanzia tutti. “Cùcla” vale a dire “Prendila” esclamava lo zio materno, altro appassionato che le dava immancabilmente corda. E lei si lanciava all’inseguimento dei puntini lontani che poco dopo venivano spolverati dal suo spostamento d’aria.

Fu fatta scendere dal babbo parecchie altre volte. (Assieme allo zio!)

In possesso di una patente sportiva ante-litteram si iscrive inizialmente a diverse gare di regolarità vincendone anche una a San Remo per poi approdare alla velocità pura. Grazie ad una colletta famigliare trova i mezzi per iscriversi alla Mille Miglia. La prima volta non la conclude ritirandosi dopo 5 sfortunate forature sul tortuoso circuito stradale decisamente poco adatto ai piloti privati. L’anno successivo arriva al traguardo. Certo non proprio fra i primi ma lasciando indietro moltissimi concorrenti maschi che ancora adesso devono riprendersi dall’onta subita.

Chiusa la parentesi agonistica Caty non rinuncia alla guida di auto sportive. Un giorno Casorati le affida una giovane allieva non precisamente dotata di grandi virtù pittoriche. Appartenendo tuttavia all’alta società torinese la signora possiede una Ferrari grigia appena regalatale dal facoltoso marito industriale. Neanche a dirlo, pur di poterla pilotare, ecco che viene organizzato per lei un corso intensivo di disegno e pittura. Sostituita in seguito la Ferrari con una lenta e pesante “Convertibile” americana, d’improvviso la fortunata signora, avendo imparato ormai tutto, non necessita più di aiuti nell’arte del disegno.

Essendosi drasticamente ridotte le possibilità finanziarie, rimasta vedova con un bimbo piccolo, la passione per le auto sportive viene giocoforza relegata all’ultimo posto. Nonostante ciò negli anni ’70 acquista una Lancia Fulvia Coupé, auto da signora bene, che invero nelle sue mani diventa una monella stradale capace di dare la paga a sportive assai più blasonate. La Lancia S Zagato rimane per sempre un sogno nel cassetto mentre improvvisamente appare in garage un’Alfa Romeo GT Junior rossa: forse non precisamente della motorizzazione desiderata (Sprint Veloce) pur tuttavia auto equilibrata, scattante e dalla linea assai fascinosa. Sarà amata particolarmente per il rombante motore e per l’agilità fra le curve; attenzione però ai sui freni sibillini che più di una volta la lasceranno in ambasce.

L’erede della Lancia Aprilia, a distanza di moltissimi anni, ha il volto grintoso della Ritmo Abarth 130 TC. Incontrata per caso durante una passeggiata cittadina eccola apparire di un rosso fuoco. Attrae l’attenzione di Caty per quel suo modo di compiere una rotonda come se fosse calamitata a terra. Una specie di “O di Giotto” disegnata sul terreno. L’urlo lancinante del suo motore e l’aspetto di un proiettile scagliato poco dopo aver raggiunto il dritto la conquista. Esclama: “Questa è una macchina” e corre ad acquistarla in colore nero. La sensazione di sicurezza e controllo che l’auto le trasmette è totale. La “pilotessa” si fida ed a 64 anni ingaggia sfide all’ultima staccata con i pivelli che osano affiancarsi ai semafori. Dice ridendo che durante questi agoni non è mai stata superata neanche una volta. Anzi più di un ragazzino, dopo un contatto ravvicinato con lei, non ha più avuto bisogno del gel nei capelli.

Le Porsche le sono sempre piaciute ma non ha mai potuto possederne una. Guida quelle del figlio al quale, per via cromosomica diretta, ha trasmesso la sua antica passione. Infatti, totalmente immune da spese di viaggi esotici ed orpelli elettronici anche lui si avvia a finanziare esclusivamente auto sportive.

All’età di 80 anni, dopo aver guidato a gran velocità una 911 Carrera tra salite e discese collinari, giunta finalmente sull’ultimo rettilineo accosta: “Non possiedo più i riflessi per guidare” – esclama.

Scende e si siede per la prima volta dal lato passeggero.

Non guiderà mai più.

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